Fascicolo 170   Paper 170
Il regno dei cieli   The Kingdom of Heaven
170:0.1 (1858.1) SABATO pomeriggio, 11 marzo, Gesù predicò il suo ultimo sermone a Pella. Questo fu tra i discorsi più importanti del suo ministero pubblico, comprendente una discussione ampia e completa del regno dei cieli. Egli era consapevole della confusione che esisteva nella mente dei suoi apostoli e dei suoi discepoli riguardo al senso ed al significato dei termini “regno dei cieli” e “regno di Dio”, che impiegava come designazioni intercambiabili della sua missione di conferimento. Anche se il termine stesso di regno dei cieli avrebbe dovuto essere sufficiente a separare ciò che esso stava a significare da ogni connessione con i regni terrestri ed i governi temporali, non era così. L’idea di un re temporale era troppo profondamente radicata nella mente degli Ebrei per essere rimossa in una sola generazione. Perciò Gesù all’inizio non si oppose apertamente a questo concetto a lungo coltivato del regno.   170:0.1 (1858.1) SATURDAY afternoon, March 11, Jesus preached his last sermon at Pella. This was among the notable addresses of his public ministry, embracing a full and complete discussion of the kingdom of heaven. He was aware of the confusion which existed in the minds of his apostles and disciples regarding the meaning and significance of the terms “kingdom of heaven” and “kingdom of God,” which he used as interchangeable designations of his bestowal mission. Although the very term kingdom of heaven should have been enough to separate what it stood for from all connection with earthly kingdoms and temporal governments, it was not. The idea of a temporal king was too deep-rooted in the Jewish mind thus to be dislodged in a single generation. Therefore Jesus did not at first openly oppose this long-nourished concept of the kingdom.
170:0.2 (1858.2) Questo sabato pomeriggio il Maestro cercò di chiarire l’insegnamento sul regno dei cieli; egli discusse il soggetto sotto ogni punto di vista e si sforzò di rendere chiari i numerosi differenti sensi in cui il termine era stato impiegato. In questa esposizione noi amplieremo il discorso aggiungendo numerose dichiarazioni fatte da Gesù in occasioni precedenti ed includendovi alcune osservazioni fatte soltanto agli apostoli durante le discussioni serali di questo stesso giorno. Faremo anche alcuni commenti sullo sviluppo susseguente dell’idea del regno qual è collegata con la Chiesa cristiana successiva.   170:0.2 (1858.2) This Sabbath afternoon the Master sought to clarify the teaching about the kingdom of heaven; he discussed the subject from every viewpoint and endeavored to make clear the many different senses in which the term had been used. In this narrative we will amplify the address by adding numerous statements made by Jesus on previous occasions and by including some remarks made only to the apostles during the evening discussions of this same day. We will also make certain comments dealing with the subsequent outworking of the kingdom idea as it is related to the later Christian church.
1. I concetti del regno dei cieli ^top   1. Concepts of the Kingdom of Heaven ^top
170:1.1 (1858.3) In connessione con il racconto del sermone di Gesù, si dovrebbe notare che nell’insieme delle Scritture ebraiche c’era un duplice concetto del regno dei cieli. I profeti presentarono il regno di Dio come:   170:1.1 (1858.3) In connection with the recital of Jesus’ sermon it should be noted that throughout the Hebrew scriptures there was a dual concept of the kingdom of heaven. The prophets presented the kingdom of God as:
170:1.2 (1858.4) 1. Una realtà presente; e come   170:1.2 (1858.4) 1. A present reality; and as
170:1.3 (1858.5) 2. Una speranza futura — quando il regno fosse stato realizzato nella sua pienezza all’apparizione del Messia. Questo è il concetto del regno che insegnava Giovanni il Battista.   170:1.3 (1858.5) 2. A future hope—when the kingdom would be realized in fullness upon the appearance of the Messiah. This is the kingdom concept which John the Baptist taught.
170:1.4 (1858.6) Fin dall’inizio Gesù e gli apostoli insegnarono entrambi questi concetti. C’erano altre due idee del regno che bisognerebbe tenere presenti:   170:1.4 (1858.6) From the very first Jesus and the apostles taught both of these concepts. There were two other ideas of the kingdom which should be borne in mind:
170:1.5 (1858.7) 3. Il concetto ebraico successivo di un regno mondiale e trascendentale d’origine soprannaturale e d’inaugurazione miracolosa.   170:1.5 (1858.7) 3. The later Jewish concept of a world-wide and transcendental kingdom of supernatural origin and miraculous inauguration.
170:1.6 (1858.8) 4. Gli insegnamenti persiani che descrivevano l’instaurazione di un regno divino come raggiungimento del trionfo del bene sul male alla fine del mondo.   170:1.6 (1858.8) 4. The Persian teachings portraying the establishment of a divine kingdom as the achievement of the triumph of good over evil at the end of the world.
170:1.7 (1858.9) Poco prima della venuta di Gesù sulla terra, gli Ebrei combinavano e confondevano tutte queste idee del regno nel loro concetto apocalittico della venuta del Messia per stabilire l’era del trionfo ebraico, l’era eterna della sovranità suprema di Dio sulla terra, il nuovo mondo, l’era in cui tutta l’umanità avrebbe adorato Yahweh. Scegliendo di utilizzare questo concetto del regno dei cieli, Gesù decise di appropriarsi dell’eredità più essenziale ed importante di entrambe le religioni ebraica e persiana.   170:1.7 (1858.9) Just before the advent of Jesus on earth, the Jews combined and confused all of these ideas of the kingdom into their apocalyptic concept of the Messiah’s coming to establish the age of the Jewish triumph, the eternal age of God’s supreme rule on earth, the new world, the era in which all mankind would worship Yahweh. In choosing to utilize this concept of the kingdom of heaven, Jesus elected to appropriate the most vital and culminating heritage of both the Jewish and Persian religions.
170:1.8 (1859.1) Il regno dei cieli, qual è stato compreso e mal compreso attraverso i secoli dell’era cristiana, abbraccia quattro gruppi distinti d’idee:   170:1.8 (1859.1) The kingdom of heaven, as it has been understood and misunderstood down through the centuries of the Christian era, embraced four distinct groups of ideas:
170:1.9 (1859.2) 1. Il concetto degli Ebrei.   170:1.9 (1859.2) 1. The concept of the Jews.
170:1.10 (1859.3) 2. Il concetto dei Persiani.   170:1.10 (1859.3) 2. The concept of the Persians.
170:1.11 (1859.4) 3. Il concetto dell’esperienza personale di Gesù — “il regno dei cieli dentro di voi”.   170:1.11 (1859.4) 3. The personal-experience concept of Jesus—“the kingdom of heaven within you.”
170:1.12 (1859.5) 4. I concetti compositi e confusi che i fondatori e promulgatori del Cristianesimo hanno cercato d’inculcare nel mondo.   170:1.12 (1859.5) 4. The composite and confused concepts which the founders and promulgators of Christianity have sought to impress upon the world.
170:1.13 (1859.6) In tempi differenti ed in circostanze diverse sembra che Gesù abbia presentato numerosi concetti del “regno” nei suoi insegnamenti pubblici, ma ai suoi apostoli egli insegnò sempre il regno come abbracciante l’esperienza personale di un uomo in relazione ai suoi simili sulla terra ed al Padre nei cieli. Riguardo al regno, le sue ultime parole erano sempre: “Il regno è dentro di voi”.   170:1.13 (1859.6) At different times and in varying circumstances it appears that Jesus may have presented numerous concepts of the “kingdom” in his public teachings, but to his apostles he always taught the kingdom as embracing man’s personal experience in relation to his fellows on earth and to the Father in heaven. Concerning the kingdom, his last word always was, “The kingdom is within you.”
170:1.14 (1859.7) Secoli di confusione sul significato del termine “regno dei cieli” sono stati dovuti a tre fattori:   170:1.14 (1859.7) Centuries of confusion regarding the meaning of the term “kingdom of heaven” have been due to three factors:
170:1.15 (1859.8) 1. La confusione causata dall’osservare l’idea del “regno” qual è passata per le varie fasi progressive della sua riproposizione da parte di Gesù e dei suoi apostoli.   170:1.15 (1859.8) 1. The confusion occasioned by observing the idea of the “kingdom” as it passed through the various progressive phases of its recasting by Jesus and his apostles.
170:1.16 (1859.9) 2. La confusione che accompagnò inevitabilmente il trapianto del Cristianesimo primitivo dal suolo ebraico a quello gentile.   170:1.16 (1859.9) 2. The confusion which was inevitably associated with the transplantation of early Christianity from a Jewish to a gentile soil.
170:1.17 (1859.10) 3. La confusione inerente al fatto che il Cristianesimo divenne una religione che fu organizzata attorno all’idea centrale della persona di Gesù; il vangelo del regno divenne sempre più una religione a proposito di lui.   170:1.17 (1859.10) 3. The confusion which was inherent in the fact that Christianity became a religion which was organized about the central idea of Jesus’ person; the gospel of the kingdom became more and more a religion about him.
2. Il concetto di Gesù del regno ^top   2. Jesus’ Concept of the Kingdom ^top
170:2.1 (1859.11) Il Maestro chiarì che il regno dei cieli deve cominciare col duplice concetto della verità della paternità di Dio e del fatto correlato della fratellanza degli uomini, e che deve essere incentrato in questo duplice concetto. L’accettazione di un tale insegnamento, dichiarò Gesù, avrebbe liberato l’uomo dalla schiavitù millenaria della paura animale ed allo stesso tempo avrebbe arricchito la vita umana con le seguenti doti della nuova vita di libertà spirituale:   170:2.1 (1859.11) The Master made it clear that the kingdom of heaven must begin with, and be centered in, the dual concept of the truth of the fatherhood of God and the correlated fact of the brotherhood of man. The acceptance of such a teaching, Jesus declared, would liberate man from the age-long bondage of animal fear and at the same time enrich human living with the following endowments of the new life of spiritual liberty:
170:2.2 (1859.12) 1. Il possesso di un coraggio nuovo e di un potere spirituale accresciuto. Il vangelo del regno doveva liberare l’uomo ed ispirarlo ad osare di sperare nella vita eterna.   170:2.2 (1859.12) 1. The possession of new courage and augmented spiritual power. The gospel of the kingdom was to set man free and inspire him to dare to hope for eternal life.
170:2.3 (1859.13) 2. Il vangelo portava un messaggio di nuova fiducia e di vera consolazione a tutti gli uomini, anche ai poveri.   170:2.3 (1859.13) 2. The gospel carried a message of new confidence and true consolation for all men, even for the poor.
170:2.4 (1859.14) 3. Il vangelo era in se stesso una nuova scala di valori morali, un nuovo criterio etico con cui misurare la condotta umana. Esso descriveva l’ideale di un conseguente ordine nuovo di società umana.   170:2.4 (1859.14) 3. It was in itself a new standard of moral values, a new ethical yardstick wherewith to measure human conduct. It portrayed the ideal of a resultant new order of human society.
170:2.5 (1859.15) 4. Esso insegnava la preminenza dello spirituale rispetto al materiale; glorificava le realtà spirituali ed esaltava gli ideali superumani.   170:2.5 (1859.15) 4. It taught the pre-eminence of the spiritual compared with the material; it glorified spiritual realities and exalted superhuman ideals.
170:2.6 (1860.1) 5. Questo nuovo vangelo presentava la realizzazione spirituale come il vero scopo della vita. La vita umana riceveva una nuova dotazione di valore morale e di dignità divina.   170:2.6 (1860.1) 5. This new gospel held up spiritual attainment as the true goal of living. Human life received a new endowment of moral value and divine dignity.
170:2.7 (1860.2) 6. Gesù insegnò che le realtà eterne erano il risultato (la ricompensa) dei retti sforzi terreni. Il soggiorno dei mortali sulla terra acquisiva nuovi significati conseguenti al riconoscimento di un nobile destino.   170:2.7 (1860.2) 6. Jesus taught that eternal realities were the result (reward) of righteous earthly striving. Man’s mortal sojourn on earth acquired new meanings consequent upon the recognition of a noble destiny.
170:2.8 (1860.3) 7. Il nuovo vangelo affermava che la salvezza umana è la rivelazione di un proposito divino di vasta portata che doveva essere compiuto e realizzato nel destino futuro del servizio senza fine dei figli di Dio salvati.   170:2.8 (1860.3) 7. The new gospel affirmed that human salvation is the revelation of a far-reaching divine purpose to be fulfilled and realized in the future destiny of the endless service of the salvaged sons of God.
170:2.9 (1860.4) Questi insegnamenti abbracciano l’idea ampliata del regno che fu insegnata da Gesù. Questo grande concetto non era incluso negli insegnamenti elementari e confusi sul regno di Giovanni il Battista.   170:2.9 (1860.4) These teachings cover the expanded idea of the kingdom which was taught by Jesus. This great concept was hardly embraced in the elementary and confused kingdom teachings of John the Baptist.
170:2.10 (1860.5) Gli apostoli erano incapaci di cogliere il significato reale delle espressioni del Maestro concernenti il regno. La deformazione successiva degli insegnamenti di Gesù, quali sono registrati nel Nuovo Testamento, derivano dal fatto che il concetto degli scrittori dei vangeli era intriso della credenza che Gesù era allora assente dal mondo solo per un breve periodo; che sarebbe tornato presto per stabilire il regno in potenza e gloria — esattamente l’idea che essi avevano mentre egli era con loro nella carne. Ma Gesù non collegò l’instaurazione del regno all’idea del suo ritorno in questo mondo. Che i secoli siano trascorsi senza alcun segno dell’apparizione della “Nuova Era” non è in alcun modo in contrasto con l’insegnamento di Gesù.   170:2.10 (1860.5) The apostles were unable to grasp the real meaning of the Master’s utterances regarding the kingdom. The subsequent distortion of Jesus’ teachings, as they are recorded in the New Testament, is because the concept of the gospel writers was colored by the belief that Jesus was then absent from the world for only a short time; that he would soon return to establish the kingdom in power and glory—just such an idea as they held while he was with them in the flesh. But Jesus did not connect the establishment of the kingdom with the idea of his return to this world. That centuries have passed with no signs of the appearance of the “New Age” is in no way out of harmony with Jesus’ teaching.
170:2.11 (1860.6) Il grande sforzo incorporato in questo sermone fu il tentativo di trasferire il concetto del regno dei cieli nell’ideale dell’idea di fare la volontà di Dio. Da lungo tempo il Maestro aveva insegnato ai suoi discepoli a pregare: “Venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà”; ed in questo periodo egli cercò con fervore d’indurli ad abbandonare l’uso del termine regno di Dio in favore di un equivalente più pratico, la volontà di Dio. Ma non vi riuscì.   170:2.11 (1860.6) The great effort embodied in this sermon was the attempt to translate the concept of the kingdom of heaven into the ideal of the idea of doing the will of God. Long had the Master taught his followers to pray: “Your kingdom come; your will be done”; and at this time he earnestly sought to induce them to abandon the use of the term kingdom of God in favor of the more practical equivalent, the will of God. But he did not succeed.
170:2.12 (1860.7) Gesù desiderava sostituire all’idea di regno, di re e di sudditi, il concetto della famiglia celeste, del Padre celeste e dei figli di Dio liberati, impegnati nel servizio gioioso e volontario a favore dei loro simili e nell’adorazione sublime e intelligente di Dio il Padre.   170:2.12 (1860.7) Jesus desired to substitute for the idea of the kingdom, king, and subjects, the concept of the heavenly family, the heavenly Father, and the liberated sons of God engaged in joyful and voluntary service for their fellow men and in the sublime and intelligent worship of God the Father.
170:2.13 (1860.8) Fino a questo momento gli apostoli avevano acquisito un duplice punto di vista del regno; essi lo consideravano come:   170:2.13 (1860.8) Up to this time the apostles had acquired a double viewpoint of the kingdom; they regarded it as:
170:2.14 (1860.9) 1. Una questione d’esperienza personale allora presente nel cuore dei veri credenti, e   170:2.14 (1860.9) 1. A matter of personal experience then present in the hearts of true believers, and
170:2.15 (1860.10) 2. Una questione di fenomeno razziale o mondiale; che il regno era nel futuro, qualcosa da attendere con impazienza.   170:2.15 (1860.10) 2. A question of racial or world phenomena; that the kingdom was in the future, something to look forward to.
170:2.16 (1860.11) Essi consideravano la venuta del regno nel cuore degli uomini come uno sviluppo graduale, simile al lievito nella pasta o alla crescita del grano di senape. Credevano che la venuta del regno in senso razziale o mondiale sarebbe stata sia improvvisa che spettacolare. Gesù non si stancò mai di dire loro che il regno dei cieli era la loro esperienza personale di realizzare le qualità superiori della vita spirituale; che queste realtà dell’esperienza spirituale sono progressivamente trasferite a livelli nuovi e più elevati di certezza divina e di grandiosità eterna.   170:2.16 (1860.11) They looked upon the coming of the kingdom in the hearts of men as a gradual development, like the leaven in the dough or like the growing of the mustard seed. They believed that the coming of the kingdom in the racial or world sense would be both sudden and spectacular. Jesus never tired of telling them that the kingdom of heaven was their personal experience of realizing the higher qualities of spiritual living; that these realities of the spirit experience are progressively translated to new and higher levels of divine certainty and eternal grandeur.
170:2.17 (1860.12) Questo pomeriggio il Maestro insegnò distintamente un nuovo concetto della duplice natura del regno, nel senso che ne descrisse le due fasi seguenti:   170:2.17 (1860.12) On this afternoon the Master distinctly taught a new concept of the double nature of the kingdom in that he portrayed the following two phases:
170:2.18 (1860.13) “Primo. Il regno di Dio in questo mondo, il desiderio supremo di fare la volontà di Dio, l’amore disinteressato degli uomini che dà i buoni frutti di una condotta etica e morale migliorata.   170:2.18 (1860.13) “First. The kingdom of God in this world, the supreme desire to do the will of God, the unselfish love of man which yields the good fruits of improved ethical and moral conduct.
170:2.19 (1861.1) “Secondo. Il regno di Dio nei cieli, la meta dei credenti mortali, lo stato in cui l’amore per Dio si è perfezionato ed in cui la volontà di Dio è compiuta più divinamente.”   170:2.19 (1861.1) “Second. The kingdom of God in heaven, the goal of mortal believers, the estate wherein the love for God is perfected, and wherein the will of God is done more divinely.”
170:2.20 (1861.2) Gesù insegnò che, grazie alla fede, il credente entra ora nel regno. Nei vari discorsi egli insegnò che due cose sono essenziali per entrare nel regno attraverso la fede:   170:2.20 (1861.2) Jesus taught that, by faith, the believer enters the kingdom now. In the various discourses he taught that two things are essential to faith-entrance into the kingdom:
170:2.21 (1861.3) 1. Fede, sincerità. Venire come un bambino, ricevere il conferimento della filiazione come un dono; sottomettersi alla volontà del Padre senza discutere e nella piena confidenza e sincera fiducia della saggezza del Padre; entrare nel regno liberi da pregiudizi e preconcetti; essere di mente aperta e ricettivi come un bambino non viziato.   170:2.21 (1861.3) 1. Faith, sincerity. To come as a little child, to receive the bestowal of sonship as a gift; to submit to the doing of the Father’s will without questioning and in the full confidence and genuine trustfulness of the Father’s wisdom; to come into the kingdom free from prejudice and preconception; to be open-minded and teachable like an unspoiled child.
170:2.22 (1861.4) 2. Fame di verità. La sete di rettitudine, un cambiamento di mente, l’acquisizione del movente d’essere simili a Dio e di trovare Dio.   170:2.22 (1861.4) 2. Truth hunger. The thirst for righteousness, a change of mind, the acquirement of the motive to be like God and to find God.
170:2.23 (1861.5) Gesù insegnò che il peccato non è il figlio di una natura imperfetta, ma piuttosto il frutto di una mente cosciente dominata da una volontà non sottomessa. Riguardo al peccato egli insegnò che Dio ha perdonato; che noi rendiamo tale perdono personalmente valido con l’atto di perdonare il nostro prossimo. Quando voi perdonate vostro fratello nella carne, create in tal modo nella vostra anima la capacità di ricevere la realtà del perdono di Dio per i vostri errori.   170:2.23 (1861.5) Jesus taught that sin is not the child of a defective nature but rather the offspring of a knowing mind dominated by an unsubmissive will. Regarding sin, he taught that God has forgiven; that we make such forgiveness personally available by the act of forgiving our fellows. When you forgive your brother in the flesh, you thereby create the capacity in your own soul for the reception of the reality of God’s forgiveness of your own misdeeds.
170:2.24 (1861.6) All’epoca in cui l’apostolo Giovanni cominciò a scrivere la storia della vita e degli insegnamenti di Gesù, i primi cristiani avevano avuto così tanti problemi con l’idea del regno di Dio come generatrice di persecuzioni che avevano largamente abbandonato l’uso del termine. Giovanni parla molto della “vita eterna”. Gesù ne parlò spesso come del “regno della vita”. Sovente egli faceva anche allusione al “regno di Dio dentro di voi”. Egli parlò una volta di una tale esperienza come di “comunione familiare con Dio il Padre”. Gesù cercò di sostituire molti termini alla parola regno, ma sempre senza successo. Tra gli altri egli usò: la famiglia di Dio, la volontà del Padre, gli amici di Dio, la comunità dei credenti, la fraternità degli uomini, l’ovile del Padre, i figli di Dio, la comunità dei fedeli, il servizio del Padre ed i figli liberati di Dio.   170:2.24 (1861.6) By the time the Apostle John began to write the story of Jesus’ life and teachings, the early Christians had experienced so much trouble with the kingdom-of-God idea as a breeder of persecution that they had largely abandoned the use of the term. John talks much about the “eternal life.” Jesus often spoke of it as the “kingdom of life.” He also frequently referred to “the kingdom of God within you.” He once spoke of such an experience as “family fellowship with God the Father.” Jesus sought to substitute many terms for the kingdom but always without success. Among others, he used: the family of God, the Father’s will, the friends of God, the fellowship of believers, the brotherhood of man, the Father’s fold, the children of God, the fellowship of the faithful, the Father’s service, and the liberated sons of God.
170:2.25 (1861.7) Ma egli non poté evitare l’uso dell’idea del regno. Fu più di cinquant’anni più tardi, dopo la distruzione di Gerusalemme da parte degli eserciti romani, che questo concetto del regno cominciò a cambiare nel culto della vita eterna, mentre i suoi aspetti sociali ed istituzionali erano presi in carico dalla Chiesa cristiana in rapida estensione e cristallizzazione.   170:2.25 (1861.7) But he could not escape the use of the kingdom idea. It was more than fifty years later, not until after the destruction of Jerusalem by the Roman armies, that this concept of the kingdom began to change into the cult of eternal life as its social and institutional aspects were taken over by the rapidly expanding and crystallizing Christian church.
3. Riguardo alla rettitudine ^top   3. In Relation to Righteousness ^top
170:3.1 (1861.8) Gesù si sforzò sempre d’imprimere nei suoi apostoli e discepoli che dovevano acquisire, per mezzo della fede, una rettitudine che superasse quella delle opere servili che alcuni Scribi e Farisei mostravano con tanta vanagloria davanti al mondo.   170:3.1 (1861.8) Jesus was always trying to impress upon his apostles and disciples that they must acquire, by faith, a righteousness which would exceed the righteousness of slavish works which some of the scribes and Pharisees paraded so vaingloriously before the world.
170:3.2 (1861.9) Benché Gesù insegnasse che la fede, la semplice credenza infantile, è la chiave della porta del regno, insegnò anche che, dopo aver superato la porta, vi sono i gradini progressivi di rettitudine che ogni figlio credente deve salire per raggiungere la statura completa dei robusti figli di Dio.   170:3.2 (1861.9) Though Jesus taught that faith, simple childlike belief, is the key to the door of the kingdom, he also taught that, having entered the door, there are the progressive steps of righteousness which every believing child must ascend in order to grow up to the full stature of the robust sons of God.
170:3.3 (1861.10) È nella considerazione della tecnica per ricevere il perdono di Dio che è rivelato il raggiungimento della rettitudine del regno. La fede è il prezzo da pagare per entrare nella famiglia di Dio; ma il perdono è l’atto di Dio che accetta la vostra fede come prezzo d’ammissione. Ed il ricevimento del perdono di Dio da parte di un credente al regno implica un’esperienza precisa e reale e consiste nei quattro gradini seguenti, i gradini di rettitudine interiore del regno:   170:3.3 (1861.10) It is in the consideration of the technique of receiving God’s forgiveness that the attainment of the righteousness of the kingdom is revealed. Faith is the price you pay for entrance into the family of God; but forgiveness is the act of God which accepts your faith as the price of admission. And the reception of the forgiveness of God by a kingdom believer involves a definite and actual experience and consists in the following four steps, the kingdom steps of inner righteousness:
170:3.4 (1862.1) 1. Il perdono di Dio è reso effettivamente disponibile ed è personalmente sperimentato dall’uomo nell’esatta misura in cui egli perdona i suoi simili.   170:3.4 (1862.1) 1. God’s forgiveness is made actually available and is personally experienced by man just in so far as he forgives his fellows.
170:3.5 (1862.2) 2. Un uomo non perdona veramente i suoi simili se non li ama come se stesso.   170:3.5 (1862.2) 2. Man will not truly forgive his fellows unless he loves them as himself.
170:3.6 (1862.3) 3. Amare così il proprio prossimo come se stessi è l’etica più elevata.   170:3.6 (1862.3) 3. To thus love your neighbor as yourself is the highest ethics.
170:3.7 (1862.4) 4. La condotta morale, la vera rettitudine, diviene allora il risultato naturale di questo amore.   170:3.7 (1862.4) 4. Moral conduct, true righteousness, becomes, then, the natural result of such love.
170:3.8 (1862.5) È quindi evidente che la religione vera ed interiore del regno tende infallibilmente e sempre di più a manifestarsi nelle vie pratiche del servizio sociale. Gesù insegnò una religione vivente che obbligava i suoi credenti ad impegnarsi in azioni di servizio amorevole. Ma Gesù non pose l’etica al posto della religione. Egli insegnò la religione come una causa e l’etica come un risultato.   170:3.8 (1862.5) It therefore is evident that the true and inner religion of the kingdom unfailingly and increasingly tends to manifest itself in practical avenues of social service. Jesus taught a living religion that impelled its believers to engage in the doing of loving service. But Jesus did not put ethics in the place of religion. He taught religion as a cause and ethics as a result.
170:3.9 (1862.6) La rettitudine di un atto deve essere misurata dal movente; le forme più elevate del bene sono perciò incoscienti. Gesù non s’interessò mai della morale e dell’etica in quanto tali. Egli si occupò totalmente della comunione interiore e spirituale con Dio il Padre, che si manifesta così certamente e direttamente come servizio esteriore ed amorevole verso gli uomini. Egli insegnò che la religione del regno è un’esperienza personale autentica che nessun uomo può contenere dentro se stesso; che la coscienza di essere un membro della famiglia di credenti porta inevitabilmente alla pratica dei precetti della condotta familiare, del servizio dei propri fratelli e sorelle nello sforzo di elevare ed espandere la fratellanza.   170:3.9 (1862.6) The righteousness of any act must be measured by the motive; the highest forms of good are therefore unconscious. Jesus was never concerned with morals or ethics as such. He was wholly concerned with that inward and spiritual fellowship with God the Father which so certainly and directly manifests itself as outward and loving service for man. He taught that the religion of the kingdom is a genuine personal experience which no man can contain within himself; that the consciousness of being a member of the family of believers leads inevitably to the practice of the precepts of the family conduct, the service of one’s brothers and sisters in the effort to enhance and enlarge the brotherhood.
170:3.10 (1862.7) La religione del regno è personale, individuale; i frutti, i risultati, sono familiari, sociali. Gesù non mancò mai di esaltare la sacralità dell’individuo in confronto alla comunità. Ma egli riconosceva anche che l’uomo sviluppa il suo carattere mediante il servizio disinteressato; che mostra la sua natura morale nelle relazioni amorevoli con i suoi simili.   170:3.10 (1862.7) The religion of the kingdom is personal, individual; the fruits, the results, are familial, social. Jesus never failed to exalt the sacredness of the individual as contrasted with the community. But he also recognized that man develops his character by unselfish service; that he unfolds his moral nature in loving relations with his fellows.
170:3.11 (1862.8) Ma insegnando che il regno è dentro di noi, esaltando l’individuo, Gesù diede il colpo di grazia al vecchio ordine sociale, nel senso che inaugurò la nuova dispensazione della vera rettitudine sociale. Il mondo ha poco conosciuto questo nuovo ordine sociale perché ha rifiutato di praticare i princìpi del vangelo del regno dei cieli. E quando questo regno di preminenza spirituale si stabilirà sulla terra, non si manifesterà nel semplice miglioramento delle condizioni sociali e materiali, ma piuttosto nelle glorie di quei valori spirituali superiori ed arricchiti che sono caratteristici dell’avvicinarsi dell’era delle relazioni umane migliorate e dei compimenti spirituali in progresso.   170:3.11 (1862.8) By teaching that the kingdom is within, by exalting the individual, Jesus struck the deathblow of the old society in that he ushered in the new dispensation of true social righteousness. This new order of society the world has little known because it has refused to practice the principles of the gospel of the kingdom of heaven. And when this kingdom of spiritual pre-eminence does come upon the earth, it will not be manifested in mere improved social and material conditions, but rather in the glories of those enhanced and enriched spiritual values which are characteristic of the approaching age of improved human relations and advancing spiritual attainments.
4. L’insegnamento di Gesù sul regno ^top   4. Jesus’ Teaching About the Kingdom ^top
170:4.1 (1862.9) Gesù non diede mai una definizione precisa del regno. Talvolta egli parlò di una fase del regno e altre volte discusse un aspetto differente della fratellanza del regno di Dio nel cuore degli uomini. Nel corso del sermone di questo sabato pomeriggio Gesù indicò non meno di cinque fasi, od epoche, del regno, ed esse erano:   170:4.1 (1862.9) Jesus never gave a precise definition of the kingdom. At one time he would discourse on one phase of the kingdom, and at another time he would discuss a different aspect of the brotherhood of God’s reign in the hearts of men. In the course of this Sabbath afternoon’s sermon Jesus noted no less than five phases, or epochs, of the kingdom, and they were:
170:4.2 (1862.10) 1. L’esperienza personale ed interiore della vita spirituale della comunione del singolo credente con Dio il Padre.   170:4.2 (1862.10) 1. The personal and inward experience of the spiritual life of the fellowship of the individual believer with God the Father.
170:4.3 (1863.1) 2. L’ampliamento della fraternità dei credenti del vangelo, gli aspetti sociali della morale superiore e dell’etica vivificata risultanti dal regno dello spirito di Dio nel cuore dei singoli credenti.   170:4.3 (1863.1) 2. The enlarging brotherhood of gospel believers, the social aspects of the enhanced morals and quickened ethics resulting from the reign of God’s spirit in the hearts of individual believers.
170:4.4 (1863.2) 3. La fraternità supermortale degli esseri spirituali invisibili che prevale sulla terra ed in cielo, il regno superumano di Dio.   170:4.4 (1863.2) 3. The supermortal brotherhood of invisible spiritual beings which prevails on earth and in heaven, the superhuman kingdom of God.
170:4.5 (1863.3) 4. La prospettiva del compimento più perfetto della volontà di Dio, il progresso verso l’aurora di un nuovo ordine sociale in connessione con una vita spirituale migliorata — l’era successiva dell’uomo.   170:4.5 (1863.3) 4. The prospect of the more perfect fulfillment of the will of God, the advance toward the dawn of a new social order in connection with improved spiritual living—the next age of man.
170:4.6 (1863.4) 5. Il regno nella sua pienezza, la futura era spirituale di luce e vita sulla terra.   170:4.6 (1863.4) 5. The kingdom in its fullness, the future spiritual age of light and life on earth.
170:4.7 (1863.5) Per questo noi dobbiamo sempre analizzare l’insegnamento del Maestro per accertare a quale di queste cinque fasi egli si riferisca quando fa uso del termine regno dei cieli. Con questo processo di cambiamento graduale della volontà dell’uomo e modificando in tal modo le decisioni umane, Micael ed i suoi associati cambiano similmente, con gradualità ma con certezza, l’intero corso dell’evoluzione umana, sociale ed altra.   170:4.7 (1863.5) Wherefore must we always examine the Master’s teaching to ascertain which of these five phases he may have reference to when he makes use of the term kingdom of heaven. By this process of gradually changing man’s will and thus affecting human decisions, Michael and his associates are likewise gradually but certainly changing the entire course of human evolution, social and otherwise.
170:4.8 (1863.6) In questa occasione il Maestro pose l’accento sui cinque punti seguenti che rappresentano le caratteristiche cardinali del vangelo del regno:   170:4.8 (1863.6) The Master on this occasion placed emphasis on the following five points as representing the cardinal features of the gospel of the kingdom:
170:4.9 (1863.7) 1. La preminenza dell’individuo.   170:4.9 (1863.7) 1. The pre-eminence of the individual.
170:4.10 (1863.8) 2. La volontà come fattore determinante nell’esperienza umana.   170:4.10 (1863.8) 2. The will as the determining factor in man’s experience.
170:4.11 (1863.9) 3. La comunione spirituale con Dio il Padre.   170:4.11 (1863.9) 3. Spiritual fellowship with God the Father.
170:4.12 (1863.10) 4. Le soddisfazioni supreme del servizio amorevole dell’uomo.   170:4.12 (1863.10) 4. The supreme satisfactions of the loving service of man.
170:4.13 (1863.11) 5. La trascendenza dello spirituale sul materiale nella personalità umana.   170:4.13 (1863.11) 5. The transcendency of the spiritual over the material in human personality.
170:4.14 (1863.12) Questo mondo non ha mai seriamente, sinceramente od onestamente messo alla prova queste idee dinamiche e questi ideali divini della dottrina di Gesù del regno dei cieli. Ma voi non dovreste lasciarvi scoraggiare dall’apparente lentezza del progresso dell’idea del regno su Urantia. Ricordatevi che l’ordine di evoluzione progressiva è soggetto a cambiamenti periodici, improvvisi ed inattesi sia nel mondo materiale che in quello spirituale. Il conferimento di Gesù come Figlio incarnato fu proprio uno di questi eventi strani ed inattesi nella vita spirituale del mondo. Né commettete l’errore fatale, cercando la manifestazione del regno nell’era contemporanea, di omettere di stabilirla nella vostra anima.   170:4.14 (1863.12) This world has never seriously or sincerely or honestly tried out these dynamic ideas and divine ideals of Jesus’ doctrine of the kingdom of heaven. But you should not become discouraged by the apparently slow progress of the kingdom idea on Urantia. Remember that the order of progressive evolution is subjected to sudden and unexpected periodical changes in both the material and the spiritual worlds. The bestowal of Jesus as an incarnated Son was just such a strange and unexpected event in the spiritual life of the world. Neither make the fatal mistake, in looking for the age manifestation of the kingdom, of failing to effect its establishment within your own souls.
170:4.15 (1863.13) Anche se Gesù fece allusione ad una fase del regno nel futuro e dichiarò in numerose occasioni che un tale evento poteva apparire come parte di una crisi mondiale; e sebbene egli promise con tutta certezza, in parecchie occasioni, che un giorno sarebbe sicuramente tornato su Urantia, si dovrebbe tenere presente che egli non ha mai collegato positivamente queste due idee. Egli promise una nuova rivelazione del regno sulla terra in un dato momento del futuro; promise anche che un giorno sarebbe tornato su questo mondo di persona; ma non disse che questi due avvenimenti sarebbero coincisi. Da quello che sappiamo queste promesse possono, o non possono, riferirsi allo stesso avvenimento.   170:4.15 (1863.13) Although Jesus referred one phase of the kingdom to the future and did, on numerous occasions, intimate that such an event might appear as a part of a world crisis; and though he did likewise most certainly, on several occasions, definitely promise sometime to return to Urantia, it should be recorded that he never positively linked these two ideas together. He promised a new revelation of the kingdom on earth and at some future time; he also promised sometime to come back to this world in person; but he did not say that these two events were synonymous. From all we know these promises may, or may not, refer to the same event.
170:4.16 (1863.14) I suoi apostoli e discepoli collegarono molto certamente questi due insegnamenti. Quando il regno non si materializzò come loro avevano sperato, si ricordarono l’insegnamento del Maestro concernente un regno futuro, e rammentando la sua promessa di ritornare, conclusero subito che queste promesse si riferivano ad uno stesso evento. Essi quindi vissero nella speranza della sua seconda venuta immediata per instaurare il regno nella sua pienezza e con potenza e gloria. E così generazioni successive di credenti hanno vissuto sulla terra con la stessa ispirante ma deludente speranza.   170:4.16 (1863.14) His apostles and disciples most certainly linked these two teachings together. When the kingdom failed to materialize as they had expected, recalling the Master’s teaching concerning a future kingdom and remembering his promise to come again, they jumped to the conclusion that these promises referred to an identical event; and therefore they lived in hope of his immediate second coming to establish the kingdom in its fullness and with power and glory. And so have successive believing generations lived on earth entertaining the same inspiring but disappointing hope.
5. Ulteriori idee sul regno ^top   5. Later Ideas of the Kingdom ^top
170:5.1 (1864.1) Dopo aver riassunto gli insegnamenti di Gesù sul regno dei cieli, noi siamo autorizzati a descrivere alcune ulteriori idee che furono attribuite al concetto del regno e ad impegnarci in una previsione profetica del regno quale potrebbe evolversi nell’era futura.   170:5.1 (1864.1) Having summarized the teachings of Jesus about the kingdom of heaven, we are permitted to narrate certain later ideas which became attached to the concept of the kingdom and to engage in a prophetic forecast of the kingdom as it may evolve in the age to come.
170:5.2 (1864.2) Durante i primi secoli della propaganda cristiana, l’idea del regno dei cieli fu enormemente influenzata dalle nozioni dell’idealismo greco allora in rapida diffusione, l’idea del naturale come ombra dello spirituale — del temporale come ombra nel tempo dell’eterno.   170:5.2 (1864.2) Throughout the first centuries of the Christian propaganda, the idea of the kingdom of heaven was tremendously influenced by the then rapidly spreading notions of Greek idealism, the idea of the natural as the shadow of the spiritual—the temporal as the time shadow of the eternal.
170:5.3 (1864.3) Ma il grande passo che segnò il trapianto degli insegnamenti di Gesù da un terreno ebraico ad un terreno gentile fu fatto quando il Messia del regno divenne il Redentore della Chiesa, un’organizzazione religiosa e sociale sorta dalle attività di Paolo e dei suoi successori e basata sugli insegnamenti di Gesù, ai quali furono aggiunte le idee di Filone e le dottrine persiane del bene e del male.   170:5.3 (1864.3) But the great step which marked the transplantation of the teachings of Jesus from a Jewish to a gentile soil was taken when the Messiah of the kingdom became the Redeemer of the church, a religious and social organization growing out of the activities of Paul and his successors and based on the teachings of Jesus as they were supplemented by the ideas of Philo and the Persian doctrines of good and evil.
170:5.4 (1864.4) Le idee e gli ideali di Gesù, incorporati nell’insegnamento del vangelo del regno, quasi non si riconobbero più quando i suoi discepoli alterarono progressivamente le sue dichiarazioni. Il concetto del regno del Maestro fu notevolmente modificato da due grandi tendenze:   170:5.4 (1864.4) The ideas and ideals of Jesus, embodied in the teaching of the gospel of the kingdom, nearly failed of realization as his followers progressively distorted his pronouncements. The Master’s concept of the kingdom was notably modified by two great tendencies:
170:5.5 (1864.5) 1. I credenti ebrei persistevano nel considerarlo come il Messia. Essi credevano che Gesù sarebbe effettivamente tornato molto presto per instaurare il regno mondiale e più o meno materiale.   170:5.5 (1864.5) 1. The Jewish believers persisted in regarding him as the Messiah. They believed that Jesus would very soon return actually to establish the world-wide and more or less material kingdom.
170:5.6 (1864.6) 2. I cristiani gentili cominciarono molto presto ad accettare le dottrine di Paolo, che portarono sempre più alla credenza generale che Gesù era il Redentore dei figli della Chiesa, il nuovo successore istituzionale del concetto iniziale della fratellanza puramente spirituale del regno.   170:5.6 (1864.6) 2. The gentile Christians began very early to accept the doctrines of Paul, which led increasingly to the general belief that Jesus was the Redeemer of the children of the church, the new and institutional successor of the earlier concept of the purely spiritual brotherhood of the kingdom.
170:5.7 (1864.7) La Chiesa, come conseguenza sociale del regno, sarebbe stata totalmente naturale ed anche desiderabile. Il male della Chiesa non fu la sua esistenza, ma piuttosto il fatto che soppiantò quasi completamente il concetto di Gesù del regno. La Chiesa istituzionalizzata di Paolo divenne un sostituto virtuale del regno dei cieli che Gesù aveva proclamato.   170:5.7 (1864.7) The church, as a social outgrowth of the kingdom, would have been wholly natural and even desirable. The evil of the church was not its existence, but rather that it almost completely supplanted the Jesus concept of the kingdom. Paul’s institutionalized church became a virtual substitute for the kingdom of heaven which Jesus had proclaimed.
170:5.8 (1864.8) Ma non dubitate, questo stesso regno dei cieli che il Maestro ha insegnato esistere nel cuore dei credenti, sarà di nuovo proclamato a questa Chiesa cristiana, così come a tutte le altre religioni, razze e nazioni della terra — ed anche ad ogni individuo.   170:5.8 (1864.8) But doubt not, this same kingdom of heaven which the Master taught exists within the heart of the believer, will yet be proclaimed to this Christian church, even as to all other religions, races, and nations on earth—even to every individual.
170:5.9 (1864.9) Il regno insegnato da Gesù, l’ideale spirituale di rettitudine individuale ed il concetto di comunione divina dell’uomo con Dio, è gradualmente immersa nella concezione mistica della persona di Gesù come Redentore-Creatore e capo spirituale di una comunità religiosa socializzata. In questo modo una Chiesa ufficiale ed istituzionale diviene il sostituto della fratellanza individualmente spiritualizzata del regno.   170:5.9 (1864.9) The kingdom of Jesus’ teaching, the spiritual ideal of individual righteousness and the concept of man’s divine fellowship with God, became gradually submerged into the mystic conception of the person of Jesus as the Redeemer-Creator and spiritual head of a socialized religious community. In this way a formal and institutional church became the substitute for the individually spirit-led brotherhood of the kingdom.
170:5.10 (1864.10) La Chiesa fu un risultato sociale inevitabile ed utile della vita e degli insegnamenti di Gesù; la tragedia consisté nel fatto che questa reazione sociale agli insegnamenti del regno rimpiazzò così completamente il concetto spirituale del vero regno quale Gesù lo aveva insegnato e vissuto.   170:5.10 (1864.10) The church was an inevitable and useful social result of Jesus’ life and teachings; the tragedy consisted in the fact that this social reaction to the teachings of the kingdom so fully displaced the spiritual concept of the real kingdom as Jesus taught and lived it.
170:5.11 (1865.1) Il regno, per gli Ebrei, era la comunità israelita; per i Gentili esso divenne la Chiesa cristiana. Per Gesù il regno era l’insieme di quegli individui che avevano confessato la loro fede nella paternità di Dio, proclamando così la loro consacrazione sincera a fare la volontà di Dio, divenendo in tal modo membri della fraternità spirituale degli uomini.   170:5.11 (1865.1) The kingdom, to the Jews, was the Israelite community; to the gentiles it became the Christian church. To Jesus the kingdom was the sum of those individuals who had confessed their faith in the fatherhood of God, thereby declaring their wholehearted dedication to the doing of the will of God, thus becoming members of the spiritual brotherhood of man.
170:5.12 (1865.2) Il Maestro comprendeva pienamente che certi risultati sociali sarebbero apparsi nel mondo come conseguenza della diffusione del vangelo del regno; ma egli intendeva che tutte queste manifestazioni sociali desiderabili apparissero come risultanze inconsapevoli e inevitabili, o come frutti naturali, di questa esperienza personale interiore dei singoli credenti, di questa associazione e comunione puramente spirituale con lo spirito divino che dimora in tutti questi credenti e li attiva.   170:5.12 (1865.2) The Master fully realized that certain social results would appear in the world as a consequence of the spread of the gospel of the kingdom; but he intended that all such desirable social manifestations should appear as unconscious and inevitable outgrowths, or natural fruits, of this inner personal experience of individual believers, this purely spiritual fellowship and communion with the divine spirit which indwells and activates all such believers.
170:5.13 (1865.3) Gesù prevedeva che un’organizzazione sociale, o Chiesa, sarebbe seguita al progresso del vero regno spirituale, ed è per questo che egli non si oppose mai al fatto che gli apostoli praticassero il rito del battesimo di Giovanni. Egli insegnò che l’anima amante della verità, quella che ha fame e sete di rettitudine, di Dio, è ammessa per fede al regno spirituale; allo stesso tempo gli apostoli insegnarono che un tale credente è ammesso all’organizzazione sociale dei discepoli con il rito esteriore del battesimo.   170:5.13 (1865.3) Jesus foresaw that a social organization, or church, would follow the progress of the true spiritual kingdom, and that is why he never opposed the apostles’ practicing the rite of John’s baptism. He taught that the truth-loving soul, the one who hungers and thirsts for righteousness, for God, is admitted by faith to the spiritual kingdom; at the same time the apostles taught that such a believer is admitted to the social organization of disciples by the outward rite of baptism.
170:5.14 (1865.4) Quando i discepoli immediati di Gesù riconobbero il loro fallimento parziale nel realizzare il suo ideale dell’instaurazione del regno nel cuore degli uomini mediante il governo e la guida dello spirito del singolo credente, cercarono di evitare che il suo insegnamento andasse interamente perduto, sostituendo all’ideale del regno del Maestro la creazione graduale di un’organizzazione sociale visibile, la Chiesa cristiana. E quando ebbero completato questo programma di sostituzione, al fine di mantenere la coerenza ed assicurare il riconoscimento dell’insegnamento del Maestro sul fatto del regno, essi procedettero a collocare il regno nel futuro. La Chiesa, appena fu bene stabilizzata, cominciò ad insegnare che il regno sarebbe apparso in realtà al culmine dell’era cristiana, alla seconda venuta di Cristo.   170:5.14 (1865.4) When Jesus’ immediate followers recognized their partial failure to realize his ideal of the establishment of the kingdom in the hearts of men by the spirit’s domination and guidance of the individual believer, they set about to save his teaching from being wholly lost by substituting for the Master’s ideal of the kingdom the gradual creation of a visible social organization, the Christian church. And when they had accomplished this program of substitution, in order to maintain consistency and to provide for the recognition of the Master’s teaching regarding the fact of the kingdom, they proceeded to set the kingdom off into the future. The church, just as soon as it was well established, began to teach that the kingdom was in reality to appear at the culmination of the Christian age, at the second coming of Christ.
170:5.15 (1865.5) In questo modo il regno divenne il concetto di un’era, l’idea di una visitazione futura, e l’ideale della redenzione finale dei santi dell’Altissimo. I cristiani primitivi (e troppi di quelli successivi) persero generalmente di vista l’idea di Padre-e-figlio incorporata nell’insegnamento di Gesù sul regno, mentre vi sostituivano la comunità sociale bene organizzata della Chiesa. La Chiesa divenne così, nel complesso, una fraternità sociale che rimpiazzò effettivamente il concetto e l’ideale di Gesù di una fraternità spirituale.   170:5.15 (1865.5) In this manner the kingdom became the concept of an age, the idea of a future visitation, and the ideal of the final redemption of the saints of the Most High. The early Christians (and all too many of the later ones) generally lost sight of the Father-and-son idea embodied in Jesus’ teaching of the kingdom, while they substituted therefor the well-organized social fellowship of the church. The church thus became in the main a social brotherhood which effectively displaced Jesus’ concept and ideal of a spiritual brotherhood.
170:5.16 (1865.6) Il concetto ideale di Gesù in larga misura fallì, ma sulle fondamenta della vita e degli insegnamenti personali del Maestro, integrati dai concetti greci e persiani della vita eterna ed accresciuti dalla dottrina di Filone del contrasto tra il temporale e lo spirituale, Paolo si mise a costruire una delle società umane più progressive che siano mai esistite su Urantia.   170:5.16 (1865.6) Jesus’ ideal concept largely failed, but upon the foundation of the Master’s personal life and teachings, supplemented by the Greek and Persian concepts of eternal life and augmented by Philo’s doctrine of the temporal contrasted with the spiritual, Paul went forth to build up one of the most progressive human societies which has ever existed on Urantia.
170:5.17 (1865.7) Il concetto di Gesù è ancora vivo nelle religioni evolute del mondo. La Chiesa cristiana di Paolo è l’ombra socializzata ed umanizzata di quello che Gesù intendeva divenisse il regno dei cieli — e tale diverrà ancora con tutta certezza. Paolo ed i suoi successori trasferirono parzialmente i problemi della vita eterna dall’individuo alla Chiesa. Cristo divenne così il capo della Chiesa piuttosto che il fratello maggiore di ogni singolo credente nella famiglia del Padre del regno. Paolo ed i suoi contemporanei applicarono tutte le implicazioni spirituali di Gesù concernenti se stesso ed il singolo credente alla Chiesa, in quanto gruppo di credenti; e facendo ciò, essi inflissero un colpo mortale al concetto di Gesù del regno divino nel cuore del singolo credente.   170:5.17 (1865.7) The concept of Jesus is still alive in the advanced religions of the world. Paul’s Christian church is the socialized and humanized shadow of what Jesus intended the kingdom of heaven to be—and what it most certainly will yet become. Paul and his successors partly transferred the issues of eternal life from the individual to the church. Christ thus became the head of the church rather than the elder brother of each individual believer in the Father’s family of the kingdom. Paul and his contemporaries applied all of Jesus’ spiritual implications regarding himself and the individual believer to the church as a group of believers; and in doing this, they struck a deathblow to Jesus’ concept of the divine kingdom in the heart of the individual believer.
170:5.18 (1866.1) E così, per secoli, la Chiesa cristiana ha lavorato con grande difficoltà perché ha osato attribuirsi quei poteri e privilegi misteriosi del regno, poteri e privilegi che potevano essere esercitati e sperimentati solo tra Gesù ed i suoi fratelli spirituali credenti. Diviene così evidente che l’appartenenza alla Chiesa non significa necessariamente comunione nel regno; l’uno è spirituale, l’altra principalmente sociale.   170:5.18 (1866.1) And so, for centuries, the Christian church has labored under great embarrassment because it dared to lay claim to those mysterious powers and privileges of the kingdom, powers and privileges which can be exercised and experienced only between Jesus and his spiritual believer brothers. And thus it becomes apparent that membership in the church does not necessarily mean fellowship in the kingdom; one is spiritual, the other mainly social.
170:5.19 (1866.2) Presto o tardi un altro e più grande Giovanni il Battista dovrà sorgere proclamando “il regno di Dio è a portata di mano” — intendendo un ritorno all’alto concetto spirituale di Gesù, il quale proclamò che il regno è la volontà di suo Padre celeste, dominante e trascendente, nel cuore dei credenti — e facendo tutto ciò senza riferirsi in alcun modo né alla Chiesa visibile sulla terra né alla prevista seconda venuta di Cristo. Deve avvenire un risveglio degli insegnamenti effettivi di Gesù, una riesposizione tale da distruggere il lavoro dei suoi primi discepoli, che si occuparono di creare un sistema sociofilosofico di credenze concernenti il fatto del soggiorno di Micael sulla terra. In breve tempo l’insegnamento di questa storia a proposito di Gesù soppiantò quasi del tutto la predicazione del vangelo di Gesù sul regno. In questo modo una religione storica rimpiazzò l’insegnamento in cui Gesù aveva fuso le idee morali e gli ideali spirituali più elevati degli uomini con le loro speranze più sublimi per il futuro — la vita eterna. E questo era il vangelo del regno.   170:5.19 (1866.2) Sooner or later another and greater John the Baptist is due to arise proclaiming “the kingdom of God is at hand”—meaning a return to the high spiritual concept of Jesus, who proclaimed that the kingdom is the will of his heavenly Father dominant and transcendent in the heart of the believer—and doing all this without in any way referring either to the visible church on earth or to the anticipated second coming of Christ. There must come a revival of the actual teachings of Jesus, such a restatement as will undo the work of his early followers who went about to create a sociophilosophical system of belief regarding the fact of Michael’s sojourn on earth. In a short time the teaching of this story about Jesus nearly supplanted the preaching of Jesus’ gospel of the kingdom. In this way a historical religion displaced that teaching in which Jesus had blended man’s highest moral ideas and spiritual ideals with man’s most sublime hope for the future—eternal life. And that was the gospel of the kingdom.
170:5.20 (1866.3) È proprio perché il vangelo di Gesù fu così poliedrico che nello spazio di pochi secoli gli studiosi degli scritti dei suoi insegnamenti si divisero in così tanti culti e sette. Questa penosa suddivisione dei credenti cristiani risulta dall’incapacità di discernere nei molteplici insegnamenti del Maestro l’unicità divina della sua incomparabile vita. Ma un giorno i veri credenti in Gesù non saranno così divisi spiritualmente nel loro atteggiamento verso i non credenti. Ci può sempre essere diversità di comprensione e d’interpretazione intellettuale, anche diversi gradi di socializzazione, ma la mancanza di fratellanza spirituale è imperdonabile e riprovevole.   170:5.20 (1866.3) It is just because the gospel of Jesus was so many-sided that within a few centuries students of the records of his teachings became divided up into so many cults and sects. This pitiful subdivision of Christian believers results from failure to discern in the Master’s manifold teachings the divine oneness of his matchless life. But someday the true believers in Jesus will not be thus spiritually divided in their attitude before unbelievers. Always we may have diversity of intellectual comprehension and interpretation, even varying degrees of socialization, but lack of spiritual brotherhood is both inexcusable and reprehensible.
170:5.21 (1866.4) Non ingannatevi! Negli insegnamenti di Gesù c’è una natura eterna che non permetterà loro di rimanere per sempre sterili nel cuore degli uomini riflessivi. Il regno che Gesù aveva concepito è in larga misura fallito sulla terra; per il momento, una Chiesa esteriore ha preso il suo posto; ma voi dovreste comprendere che questa Chiesa è solo lo stato embrionale del contrastato regno spirituale, che porterà attraverso quest’era materiale fino ad una dispensazione più spirituale in cui gli insegnamenti del Maestro godranno di maggiori opportunità per svilupparsi. In tal modo la cosiddetta Chiesa cristiana diviene il bozzolo in cui dorme attualmente il concetto di Gesù del regno. Il regno della fraternità divina è ancora vivo ed alla fine uscirà certamente da questa lunga sommersione, altrettanto sicuramente quanto la farfalla emerge alla fine come la splendida evoluzione della sua meno attraente creatura da cui si è metamorficamente sviluppata.   170:5.21 (1866.4) Mistake not! there is in the teachings of Jesus an eternal nature which will not permit them forever to remain unfruitful in the hearts of thinking men. The kingdom as Jesus conceived it has to a large extent failed on earth; for the time being, an outward church has taken its place; but you should comprehend that this church is only the larval stage of the thwarted spiritual kingdom, which will carry it through this material age and over into a more spiritual dispensation where the Master’s teachings may enjoy a fuller opportunity for development. Thus does the so-called Christian church become the cocoon in which the kingdom of Jesus’ concept now slumbers. The kingdom of the divine brotherhood is still alive and will eventually and certainly come forth from this long submergence, just as surely as the butterfly eventually emerges as the beautiful unfolding of its less attractive creature of metamorphic development.